Lui sostiene di non aver fatto nulla di speciale. “Ho soltanto trasferito nella produzione industriale il vecchio modo artigianale di lavorare” dice Stefano Caponi, cresciuto in conceria a Santa Croce sull’ Arno. Già all’ età di 10 anni infatti il nonno lo portava nell’ azienda di famiglia per imparare a respirare le pelli. Lui ha iniziato come operaio semplice: “E prendevo le multe quando arrivavo con cinque minuti di ritardo”. Nel 2010 è diventato il maggiore azionista e amministratore unico della conceria Superior, un’impresa che si è trasformata in società per azioni e che negli ultimi quattro anni ha visto crescere il fatturato da 10 a 75 milioni.
Ma non si ferma qui. Caponi ha appena acquisito una conceria a Limoges, in Francia, grazie a una joint-venture con Prada. Di pari passo è cresciuto anche il numero dei dipendenti. Erano 20 fino a qualche anno fa, ora sono 150, arrivano dalla Puglia e dal Veneto e mentre in tutta Italia c’è gente che perde il lavoro e finisce in cassa integrazione, loro prendono il premio di produzione: l’ultimo, di 500 euro, in buoni spesa.
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